ALFA ROMEO MONTREAL

Autoart 1:18

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    ALFA ROMEO MONTREAL
    1:18 AUTOART

    Year/Anno :1970
    Color : Orange / Arancio
    My rating/Mio Voto : 94/100
    Value for Money/Rapporto qualità prezzo : 97/100
    Original price/Prezzo(2013) : € 92
    Materiale: Die-cast

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    Ok,siamo di fronte ad uno dei modellini meglio riusciti di sempre. Con un prezzo ancora a 2 cifre, quindi sotto i 100 euro, sfido a trovare qualcosa di meglio. Le foto parlano da sole.

    Storia dell'auto(from wiki):
    L'Alfa Romeo Montreal è un'autovettura sportiva stradale a due posti più due, costruita dalla casa milanese dal 1970 al 1977.
    Nel 1967, anno in cui cadeva il centenario della Federazione Canadese, tutte le nazioni del mondo parteciparono all'Esposizione Universale di Montreal presentando le migliori realizzazioni nei vari campi della scienza e della tecnica. Come unica casa automobilistica a essere invitata, l'Alfa Romeo si presentò con una dream car, definita testualmente «la massima aspirazione dell'uomo in fatto di automobili».
    Nelle iniziali intenzioni, l'Alfa Romeo propose una mera operazione d'immagine. I due prototipi inviati all'Expo canadese – dei quattro realizzati e commissionati alla Carrozzeria Bertone su meccanica della Giulia – sarebbero dovuti rimanere una sorta di «prova d'artista», da esporre nei vari saloni, per poi essere conservati nel museo aziendale.

    In quegli anni, l'Alfa Romeo godeva di grande prestigio presso il pubblico nordamericano e l'eleganza della vettura suscitò un vivo interesse che, contrariamente alle previsioni, non si spense nei mesi successivi. Le richieste dei concessionari canadesi e statunitensi furono tanto pressanti e reiterate da costringere l'azienda del Portello a decidere la messa in produzione della vettura.

    Il prototipo di una della quattro "Montrealine" – così erano definite in azienda – utilizzato nei primi test fu equipaggiato con il più performante bialbero a disposizione, il 1600cc della Giulia; in una fase successiva e definitiva, anche per volere del presidente della casa Giuseppe Luraghi, la vettura venne dotata di un motore derivato dall'otto cilindri a V a carter secco della 33 Stradale, con cilindrata aumentata a 2,6 litri e potenza specifica che diminuiva da 130 CV a circa 77 CV/litro.
    Il cambio di propulsore costò tuttavia un ritardo nella presentazione. Bertone, che curò la linea della vettura avvalendosi della matita di Marcello Gandini, fu in aperto contrasto con l'azienda, che gli commissionò una modifica della rastrematura del parabrezza e un innalzamento del cofano motore che permettesse la collocazione del V8. Inoltre durante alcuni test su strada sul passo della Cisa, con la vettura dotata di carburatori, i collaudatori rilevarono un problema di alimentazione in curva; la soluzione fu trovata con l'adozione di un sistema di iniezione meccanica SPICA.

    Da notare che, inizialmente, il salone internazionale del 1967 si sarebbe dovuto tenere a Mosca, in Unione Sovietica, in concomitanza con le celebrazioni del cinquantenario della rivoluzione d'ottobre; va da sé che la vettura si sarebbe, in quel caso, chiamata in modo diverso.
    Così nel 1970 venne presentata al Salone dell'automobile di Ginevra la versione definitiva della coupé. Le consegne iniziarono nei primi mesi del 1972[2] al prezzo di 5.700.000 lire, e con la possibilità di arricchirla con accessori pensati per un maggior comfort, quali gli alzacristalli elettrici (100.000 lire), la verniciatura metallizzata (140.000 lire) e il condizionatore d'aria (290.000 lire). La gamma di colori disponibili variava dalle tinte pastello blu medio, verde, grigio escoli, rosso cina, arancio e nero, alle tinte metallizzate marrone, argento, arancio, oro e verde.

    Come detto, esteticamente la vettura risultò leggermente più alta, e con il cofano più ingombrante per accogliere l'otto cilindri. Il motore, pur derivando da quello da corsa Tipo 33, venne sostanzialmente modificato al fine di renderlo più docile e adatto all'uso stradale. La cilindrata definitiva divenne di 2593 cm³, con l'albero motore con una disposizione delle manovelle a 90 gradi anziché a 180º; i pistoni persero il cielo convesso tipico della vettura sport e diversa era la fasatura, come pure l'iniezione meccanica, ora SPICA (anziché Lucas), derivata dalle vetture a quattro cilindri esportate in Nordamerica.
    Il gruppo propulsore fu abbinato a un raffinato cambio manuale 5 marce ZF invertito, quanto di meglio disponibile all'epoca, anche in considerazione del fatto che in Alfa non era usufruibile una trasmissione in grado di gestire la poderosa coppia del V8 – e la produzione non massiva non ne rendevano conveniente la messa in produzione. Il gruppo differenziale, derivato direttamente dalle 2000 GT e Spider, era stato dotato di una coppa maggiorata in magnesio, col duplice scopo di aumentare la quantità d'olio e fornire un migliore raffreddamento. La trasmissione si rivelò il punto più vulnerabile, tanto che le vetture preparate per le competizioni, soprattutto negli Stati Uniti e in Sudafrica, erano spesso costrette al ritiro proprio per la rottura del differenziale.

    La visione d'insieme della vettura dà più l'idea di una veloce e confortevole Gran Turismo anziché di una sportiva derivata dalle corse. A fronte di un motore esuberante quale il V8 di Arese, l'autotelaio si dimostrava inadeguato per una vettura ad alte prestazioni: perfetto per le "Giulia", si rivelò insufficiente a contenere le reazioni dovute al peso e alla potenza della "Montreal".

    Il risultato era tutt'altro che disprezzabile, anzi, ma alla prova dei fatti la Montreal soffriva di un marcato rollio in curva – che consentiva, però, di apprezzare l'approssimarsi dei limiti dei tenuta del mezzo e, comunque, non inficiava l'efficacia nel seguire la traiettoria impostata. L'impianto frenante, a dischi autoventilanti di produzione Girling, su tutte e quattro le ruote, forniva un rendimento in linea con le GT dell'epoca, sebbene non fosse un punto forte della Montreal.
    Le prestazioni erano di prim'ordine: 200 cavalli a 6500 giri, 24 kgm di coppia a 4750 giri, 224 km/h di velocità massima e 28 secondi per percorrere il chilometro con partenza da fermo; 0–100 km/h in circa 7 secondi. Le versioni da corsa venivano potenziate con configurazioni che, anche in base ai regolamenti, raggiungevano i 3000 cm³ e i 340 CV. Da questo motore fu derivato anche un propulsore entrobordo per le gare marine, che vinse il campionato mondiale del 1974.

    Era un'automobile destinata a una clientela di un certo rango e anche il prezzo di listino lo dimostrava, così come i molti equipaggiamenti disponibili in opzione.

    Nel 1972 la rivista Quattroruote organizzò, per sondare le doti di resistenza e affidabilità della Montreal, una prova di durata da Reggio Calabria fino a Lubecca, impiegando poco meno di venti ore. Considerando che il percorso misurava 2.574 km, i tester riuscirono a percorrerlo, soste e rifornimenti compresi, a una velocità media di 130 km/h circa.

    L'automobile non ebbe il successo sperato dall'Alfa Romeo: come avvenne contemporaneamente per altre vetture così prestazionali, la produzione in serie della Montreal fu pesantemente ostacolata dalla congiuta crisi del petrolio che ritardò l'uscita dell'autovettura, estendendone la produzione fino al 1977. Relativamente pochi esemplari furono costruiti, esattamente 3925 unità, di cui solo 50 immatricolate nell'ultimo biennio di vita.
    ______________________________________________________________________________________________

    The Alfa Romeo Montreal is a 2+2 coupé sports car produced by the Italian manufacturer Alfa Romeo from 1970 to 1977.
    The Alfa Romeo Montreal was introduced as a concept car in 1967 at Expo 67, held in Montreal, Canada. Originally, the concept cars were displayed without any model name, but the public took to calling it The Montreal.It was a 2+2 coupe using the 1.6-litre engine of the Alfa Romeo Giulia TI and the short wheelbase chassis of the Alfa Romeo Giulia Sprint GT, with a body designed by Marcello Gandini at Bertone. One of the two concept cars built for Expo 67 is displayed in the Alfa Romeo Historical Museum in Arese, Italy, while the other is in museum storage.
    The first production car,[5] Tipo 105.64, was shown at the 1970 Geneva Motor Show and was quite different from the original, using a 2593 cc 90° dry-sump lubricated V8 engine with SPICA (Società Pompe Iniezione Cassani & Affini) fuel injection that produced around 200 PS (147 kW; 197 hp), coupled to a five-speed ZF manual gearbox and a limited-slip differential. This engine was derived from the 2-litre V8 used in the 33 Stradale and in the Tipo 33 sports prototype racer; its redline was set at 7,000 rpm, unheard of for a V8 at that time.[6] The chassis and running gear of the production Montreal were taken from the Giulia GTV coupé and comprised double wishbone suspension with coil springs and dampers at the front and a live axle with limited slip differential at the rear.

    Since the concept car was already unofficially known as The Montreal, Alfa Romeo kept the model name in production.
    Stylistically, the most eye catching feature is the car's front end with four headlamps partly covered by unusual "grilles", that retract when the lights are switched on. Another stylistic element is the NACA duct on the bonnet. The duct is actually blocked off since its purpose is not to draw air into the engine, but to optically hide the power bulge. The slats behind the doors contain the cabin vents, but apart from that only serve cosmetic purposes. Paolo Martin is credited for the prototype instrument cluster.

    The Montreal was more expensive to buy than the Jaguar E-Type or the Porsche 911. When launched in the UK it was priced at £5,077, rising to £5,549 in August 1972 and to £6,999 by mid-1976.
    Production was split between the Alfa Romeo plant in Arese and Carrozzeria Bertone's plants in Caselle and Grugliasco outside Turin.[5] Alfa Romeo produced the chassis and engine and mechanicals and sent the chassis to Caselle where Bertone fitted the body. After body fitment, the car was sent to Grugliasco to be degreased, partly zinc coated, manually spray painted and have the interior fitted. Finally, the car was returned to Arese to have the engine and mechanicals installed.[4] It is worth noting that because of this production method, there is not necessarily any correspondence between chassis number, engine number and production date.

    The Montreal remained generally unchanged until it was discontinued in 1977. By then, production had long ceased already as Alfa were struggling to sell their remaining stock. Total number built was 3917; none of them were sold in Montreal, Quebec since Alfa did not develop a North American version to meet the emission control requirements in the United States & Canada[citation needed]. A Montreal can be seen in the 1974 movie The Marseille Contract where Michael Caine drives a metallic dark brown example. A careful observer can find a red Montreal in the beginning of the James Cameron movie True Lies immediately prior to the lead character saying "Here is my invitation."

    alfa_romeo_montreal_01

    Auto correlate/ Related Models:
    ALFA ROMEO 33 STRADALE ------> https://jordanscars.forumfree.it/?t=70070907
    ALFA ROMEO SZ -------------------> https://jordanscars.forumfree.it/?t=69086895
     
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    In giro ne ho viste poche... davvero poche...

    Ricordo un'avventura di Paperino, nella quale, dovendo raggiungere la città, chiedono aiuto ad un tizio, che chiama - benevolmente la sua Montreal - "carretta"... "E quando il motore si sarà scaldato a dovere, faremo i 180 km/h...", dice impugnando il volante con aria aggressiva... :woot:

    Dopo aver letto, ora so anche perché si chiama "Montreal"... ;)

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    :o: Ora che ci penso, me lo ricordo anche io, chissà di che anno sarà quell'espisodio!
     
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    Dovrebbe essere un numero compreso fra gli anni 1971 e 1976... Dovrebbe... ;)
     
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    L'ho trovataaa... L'ho trovataaaaaa... :lol:

    "Zio Paperone e la triaca veneziana", aprile 1971... ;)

    Fonte: Web



     
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    Fantastico, grazie!
     
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    Aggiungo una pubblicità dell'epoca, sull'ultima di copertina di Topolino... ;)

    Fonte: collezione personale

     
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    Quelli sì che erano giochini belli per i bambini dell'epoca!
     
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